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UNA BRILLANTE NOBILDONNA DEL RINASCIMENTO

martedì 12 gennaio 2021

Nel 1474 nasce a Ferrara una donna che per le sue capacità e intelligenza scrisse la storia di quel periodo. Isabella D’Este.

Nel 1400 a Mantova governava la famiglia Gonzaga, Il primo fu Gianfrancesco  Gonzaga.

Nel finire del 1400 il ducato veniva governato dal marchese e sua moglie Isabella D’este, il destino fece si che il marchese passò un lungo periodo in prigione a Venezia, in sua vece guidò il casato sua moglie, dando prova di capacità politiche e  di lucidità e razionalità, qualità che certo non era particolarmente apprezzata in un’epoca in cui le donne erano destinate a compiti e doveri che poco interagivano con il comando di una casata. (Quando il marito fu scarcerato e poté rientrare ebbe per la consorte parole di ammirazione , dicendo che era una donna dalle grandi capacità di comando, visto che era stata obbligata a governare in sua vece durante la lunga assenza).

Bisogna anche dire che Isabella poteva vantare illustri parentele , sia per nascita che per il matrimonio, con ogni casa principesca Italiana.

Ed è così che la storia , con molta sorpresa presentò Isabella D’Este, come una dama raffinata, molto colta e degna rappresentante, tanto da essere una chiara protagonista di quel periodo storico.

DUCATO DI MANTOVA                          

Nata a Ferrara nel 1474, il padre Ercole D’Este, la madre Eleonora D’Aragona, durante la sua giovinezza ebbe illustri maestri, che le forgiarono il carattere e la grande cultura fu grazie alla voglia innata nell’apprendere ogni nozione. un maestro fu Battista Guarini.

La fecero sposare molto presto, all’età di 16 anni, continuò a studiare completando la sua istruzione. In quel periodo la reggia dei Gonzaga era molto fiorente di arte e cultura, lei raccolse attorno a se illustri personaggi della cultura, tra i quali l’Ariosto, il Boiardo , “che voleva dedicarle l’Orlando innamorato”, e molti altri. Lei amava ogni arte, compresa l’architettura, tanto da affidare a grandi artisti l’esecuzione di nuove costruzioni e innumerevoli . Raffaello le fece il ritratto del primogenito (almeno una parte), Leonardo da Vinci e Tiziano dipinsero per lei molti ritratti.

Ma Isabella che amava il bello, fu anche pronta a sostituirsi al marito in prima persona, non solo quando era lontano, ma anche quando era indebolito dalla malattia. Dopo la vittoria dei Gonzaga nella battaglia del Taro 1494, lei prese per mano la politica della casata, e riuscì a far avere al marito il favore di Luigi dodicesimo tanto che fu sospettata di oscuri legami con la Francia.

Davanti alla lega santa, dimostrò la sua ferrea risolutezza e diede prova di possedere innate doti di diplomazia. tanto che riuscì a ottenere la liberazione del marito che era rinchiuso nelle carceri di Venezia, grazie a lei e al sostegno del Papa (Alessandro sesto), evitando anche contrasti con la Francia e gli Este.

Papa;      Alessandro sesto Papa;  Giulio secondo

Nel anno 1519 Isabella rimase vedova, il figlio primogenito succedette al padre, lei fu un’abile consigliera nel governo del ducato difendendo sempre Mantova e Ferrara dalle insidie, vere o presunte del Papa Giulio secondo, riuscendo a far nominare il figlio a capitano generale della chiesa.

Dovette però sottostare alle richieste del Papa, che la volle a Roma per un periodo di oltre due anni, riuscì anche da Roma a  proteggere l’operato del figlio, e si adoperò per far ottenere all’altro figlio la dignità cardinalizia. La sua ferrea e sicura volontà spronò molte nobildonne a chiedere la sua protezione dimostrando di essere ancora una volta coraggiosa, ma anche di possedere molta concretezza tanto che centrò molteplici obiettivi che si era prefissata.

Fino alla sua morte , non trascurò mai di seguire le vicende politiche del ducato. Questa nobildonna con la sua intelligenza e capacità a saputo tenere testa a molti uomini di potere .Morì in un freddo e nebbioso Febbraio del 1539. Ebbe 6 figli , tre maschie e tre femmine, ma il suo cuore batté più forte per i figli maschi.

Oggi nel palazzo ducale di Mantova vengono conservati i libri preziosi che essa raccolte durante tutta la sua vita , e un carteggio che viene considerato una pagina di storia.

TUTTO CIO’ DIMOSTRA CHE NON SERVONO LE QUOTA ROSA, O L’ALTERNANZA DI GENERE, BASTA DIMOSTRARE CHE LA PARITA’ E’ UN FATTO , NON UNA RICHIESTA.

*** BREVE STORIA DEL PARCO DELLA MANDRIA ***

lunedì 7 settembre 2020

Con i suoi 3124 ettari, il Parco rappresenta un’ambiente recintato con prati  e boschi tutelati più grande d’Europa, in cui vivono liberamente nei suoi prati e foreste numerose specie di animali selvatici e domestici.

Grazie al suo lungo muro di cinta di 30 km, fatto costruire a metà del 800 da re Vittorio Emanuele II, è il più grande parco cintato d’Europa. Muro fatto costruire per proteggere gli appartamenti  reali del Castello della Mandria, voluti dal re per viverci con la sua seconda famiglia creata con la moglie morganatica Rosa Vercellana, detta “Bela Rosin”, ed è servito di fatto per proteggere anche uno dei lembi sopravvissuti della foresta che un tempo copriva l’intera Pianura Padana.

Alla morte del re Vittorio Emanuele II, i Medici del Vascello nel 1882 divennero proprietari della tenuta, consentendo di mantenere integre tutte le sue caratteristiche sino ai giorni nostri. A metà del secolo scorso, in questa tenuta vivevano oltre 900 persone ed erano presenti due chiese, due scuole, un teatro, ed addiritura una piccola piscina per ragazzi.

Nel 1976 la tenuta venne in parte venduta alla Regione Piemonte, suddividendo il territorio in due grandi aree, il preparco di 3446 ettari fuori dalle mura con finalità di accordo tra regime d’uso e tutela con l’area circostante e l’attuale area attrezzata vero nucleo del parco di 3124 ettari con finalità di tutela del patrimonio naturalistico e culturale, nella quale sono collocate anche le attrezzature per il tempo libero.

*** CAPPELLA SACRA SINDONE ***

venerdì 14 agosto 2020

Un po’ di storia di questa Cappella Sindone. Il progetto iniziale fu affidato a due architetti molto conosciuti in quel periodo: Carlo Castellamonte e Antonio Vitozzi, entrambi importanti per quel rinnovamento che caratterizzava  l’intera città, dato  che dal 1563 Torino divenne anche la capitale  del Ducato di Savoia. Iniziati i lavori, ma si interruppero poi per quasi mezzo secolo fino al 1620. Quando il progetto venne poi affidato  allo scultore Bernardino Quadri, bravo artista ma non esperto ingegnere, dato che la struttura doveva sostenere una grandissima cupola, e dato la grande importanza alla Sacra Sindone i Reali desideravano una cupola molto alta in modo da esprimere la sacralità del luogo che l’avrebbe custodita, e per questo caso si discusse molto e i lavori vennero nuovamente sospesi.

Ancora per proseguire questo importante compito, i lavori vennero poi affidati all’architetto Guarino Guarini, molte difficoltà che il Guarini dovette affrontare, ma non modificò la planimetria preesistente, lui voleva lasciare un suo segno introducendo delle innovazioni, ogni livello verso l’alto doveva essere differente dal precedente creando così un’articolata complessità di forme e archi. Nonostante la forte  perplessità dei Reali, lui senza esitare continuò con la sua idea, introducendo dodici costoni intersecati con archi, creando impressionanti giochi di luce che facevano apparire la cupola più alta e maestosa. I maggiori esponenti artistici dell’epoca pensavano che l’innovativa costruzione era alquanto bizzarra ma meravigliosamente strana. La Cappella fu ultimata  nel 1680 con una messa  celebrata dallo stesso Guarini (era anche un sacerdote), che suggerì: “di non adagiarsi nelle certezze ma di avventurarsi lungo cammini inesplorati”.

La Cappella della Sacra Sindone venne chiusa nel 1990, in seguito alla caduta di un cornicione, a lavori iniziati per il restauro, nella notte del 11 aprile 1990, la Cappella fu interessata da un grande incendio che danneggiò tutta la struttura rendendo necessario un progetto di restauro che durò ben 28 anni.

Questa Cappella della Sacra Sindone di Torino è stata insignita nel 1997 come – Patrimonio Mondiale UNESCO – E’ un capolavoro dell’architetto Guarino Guarini, nonché uno dei monumenti più importanti del capoluogo piemontese.

*** La Dora Riparia a Torino ***

domenica 2 agosto 2020

La città di Torino è nata e cresciuta grazie alla Dora Riparia, questo lungo corso d’acqua nei tempi passati è stato la principale risorsa energetica della città, offrendo ai suoi abitanti l’indispensabile acqua per diversi usi e servizi. Ha visto svilupparsi piccole e grandi industrie, ha seguito tutti quei cambiamenti della città che è ancora in continua trasformazione. Ora, ha pure rinnovato anche le sue sponde donando anche emozioni e nuovi spazzi liberi, sempre costeggiando a lungo la Dora Riparia si può correre, camminare, praticare anche sport, passeggiare lungo le sue rive e sentieri si possono trovare grandissime aree che l’affiancano. Il fiume Dora, è un elemento fondamentale per il parco, ci offre alternando zone strettamente naturalistiche costituite da grandi prati con molti spazi alberati, E’ una rilassante e grande area che vive ancora con qualche segno del suo passato, ma sempre attenta a quei nuovi scorci che vede verso la nostra città, che un  migliore futuro  probabilmente avverrà.

Ultimamente un grande intervento è stato realizzato con lo stombinamento della Dora, di quell’area terrazzata che fino a pochi decenni fa era occupata per dar spazio alle fabbriche dell’industria pesante, ora offre ai residenti, ai cittadini e agli sportivi, un totale di 450 mila metri quadrati di verde per il relax, lo sport e il divertimento per tutti. Goderemo sempre in quella memoria del passato industriale che ci viene ancora mantenuta viva, conservando nel parco che attornia la Dora di alcune strutture preesistenti, come la torre evaporativa della Michelin, molto importanti quei resti delle acciaierie Fiat e il grande capannone dello strippaggio della Teksid nell’area exferriere.

*** UN SOMMERGIBILE A TORINO ***

domenica 12 luglio 2020

Quanti di voi, lungo una bellissima passeggiata domenicale al Valentino, costeggiando quella sponda sinistra del Po, hanno avvistato una parte di un sommergibile? Ebbene sì, è la parte centrale di un sommergibile parcheggiato sulla riva del Po nei pressi del ponte Isabella, è uno dei pochi reperti storico-navali di importanti dimensioni rimasti in Italia. Si tratta del sottomarino Andrea Provana, così chiamato in onore dell’Ammiraglio piemontese che partecipò alla battaglia di Lepanto nel 1571.

Questo sommergibile fu progettato dal Genio Navale, e costruito nel 1915 nei cantieri Fiat de La Spezia, e varato ufficialmente dalla Regia Marina nel gennaio 1918, entrò in servizio una settimana prima della fine della Prima Guerra Mondiale. La sua poca storia è stata pacifica, poiché non partecipò mai a una guerra, ma venne  usato per lo più per addestramento degli allievi dell’Accademia Navale di Livorno. Fu soltanto dispiegato  nel 1923 durante la crisi di Corfù, a protezione da eventuali attacchi della Marina Greca, ma non sparò mai un colpo. Questo sommergibile fu poi nuovamente usato per l’addestramento dei cadetti fino a marzo del 1927, quando un motore termico sinistro esplose, dato che la sua tecnologia era ormai obsoleta decisero di mandarlo in pensione. Questa sua parte centrale, fu poi conservata e portata a Torino nel 1928 in occasione dell’Esposizione Mondiale. L’Associazione Marinai di Torino alla fine dell’Esposizione l’acquistò per posizionarlo esattamente lì, dove lo possiamo ammirare anche oggi.

*** BOGIANEN ***

domenica 7 giugno 2020

“BOGIANEN” parola dialettale piemontese, che corrisponde letteralmente a “Non ti muovere”, si pronuncia “bugianen”.

Come nacque l’espressione che descrive bogianen” i piemontesi ?

L’ironico appellativo dei piemontesi così definiti “bogianen”, ha una precisa motivazione storica. Per iniziare viene ricordato, che nel 1740 in seguito all’ascesa al trono di Maria Teresa d’Austria, i grandi stati europei si dividono in due schieramenti a favore e contro alla nuova Sovrana. Ma per chiarire il proseguo della storia si arriva all’anno 1747.

Durante una combattuta battaglia contro le truppe francesi, svolta a 2500 metri sull’Assietta (tra la Val Chisone e Val di Susa), l’agguerrito esercito sabaudo respinse sconfiggendo i francesi senza arretrare nemmeno di un passo. Frutto del comandante Generale Cacherano di Bricherasio, che per tranquillizzare i propri superiori sulla tenuta delle sue truppe, pare che abbia detto: Stè tranquij, da sì noi bogiuma pì nen, che tradotto dal dialetto significa: Da qui nessuno si muove.

Da allora il termine “bogianen” entrò nel linguaggio comune per descrivere il carattere dei piemontesi,  sottolineando purtroppo, che questo termine sia poi stato spesso utilizzato soltanto  per indicare una persona dal comportamento passivo e indolente. Maleducatamente degradando così, tutta quella seria nobiltà e pacatezza piemontese usata con cura assieme alla prudenza, piemontesi fermi e determinati nelle loro decisioni, orgogliosi delle proprie origini e tenaci fino all’estremo, così come si propone anche nella vita quotidiana davanti alla tante difficoltà, forse appaiono testoni, ma che non arretrano nemmeno di un centimetro.

*** Campania Taurini ***

sabato 23 maggio 2020

Un po’ di visione storica del nostro quartiere.

Col termine “Campania Taurini”, anticamente si intendeva tutto il territorio rurale a occidente della città.   Da frammenti storici risalenti al XIV secolo, si ha la notizia di un modesto ‘capitello votivo’ raffigurante la Madonna, che in seguito questo quartiere prese il nome di “Madonna di Campagna”. Nel 1567 i primi frati Cappuccini costruirono la prima chiesa. Questa chiesa fu poi bombardata l’8 dicembre 1942 da una incursione aerea, riducendola in un cumulo di macerie pur rimanendo in piedi soltanto lo snello campanile, sessantaquattro furono le vittime. La nuova chiesa fu ricostruita poi nel 1949.

Un po’ di storia: Nel 1706 in occasione dell’assedio di Torino, in una vasta area a nord della Dora si svolsero molteplici scontri contro le truppe ispano-francesi (in particolare presso le borgate Lucento, Madonna di Campagna, Vittoria), con episodi che ebbero il culmine nella battaglia del 7 settembre dello stesso anno, dalla quale gli austro-piemontesi emersero vincenti.

Nei secoli seguenti, la borgata andò crescendo con l’apertura di strade e della ferrovia verso Venaria Reale (1884), dagli accessi stradali provenienti da un cascina (poi abbattuta per costruire la Ferriere FIAT/Vitali), ora Parco Dora. E da qui si svilupparono nuove attività industriali, tra il XIX e il XX secolo diedero un gran avvio, in particolare con le famose acciaierie e le Ferriere Vitali e Ansaldo Fiat di Via Borgaro, la Michelin e altre fabbriche del l’indotto. A tutto questo, diedero un gran impulso demografico al quartiere con l’incremento di agglomerati e di nuovi servizi, fenomeno che proseguì anche nei decenni successivi.

La ”Spina 3″, nel progetto di ammodernamento del passante ferroviario di Torino e delle zone limitrofe (la cosiddetta Spina Reale) è una vasta area della Exzona industriale del quartiere  di recente riconversione e di sviluppo urbanistico. L’intervento più significativo per impatto architettonico a valenza sociale è sicuramente la chiesa del Sacro Volto e nuova sede della Curia di Torino di Via Borgaro. Da rilevare anche il recupero delle exferrriereFiat e l’area ora è adibita a parco (Parco Dora), le strutture portanti degli stabilimenti sono state recuperate  a memoria del passato industriale.

*** VILLAGGIO LEUMANN ***

mercoledì 13 maggio 2020

Un villaggio da fiaba alle porte di Torino

L’origine del villaggio risale al 1875, quando gli imprenditori svizzeri LEUMANN trasferirono nel territorio di Collegno la loro attività tessile del cottone, avviata intorno alla metà del secolo a Voghera.  L’esigenza di utilizzare le esperte maestranze già alle proprie dipendenze indusse alla costruzione di un complesso abitativo attorno allo stabilimento, gli esiti di una  progettazione approdarono per una realizzazione di numerose casette a due pian i fuori terra, una palazzina per gli impiegati e un convito per le operaie, affiancati da edifici di utilizzo collettivo, come bagni, la scuola elementare e l’ufficio postale. Casette ispirate al modello dello chalet di importazione svizzero-tedesco adottato nel primo nucleo, sono approntate a un sobrio gioco floreale, a cui si contrappone la fantasia in sintesi di stile liberty e dal revival neoromanico  della chiesa dedicata a Sant’Elisabetta. Come attesta la presenza di tali servizi, la borgata fu concepita quale comunità produttiva autonoma, dotata di iniziative protese a disciplinare la classe operaia e favorirne un miglioramento delle condizioni di vita, all’insegna di un organico che pone il “Villaggio Leumann” fra le più interessanti esperienze germinate nel settore, insieme a quel insediamento particolare dell’epoca.

La singolarità del patrimonio edilizio conservato e del programma che vi era correlato rendono l’area uno dei principali siti dell’Ecomuseo della cultura materiale della Provincia di Torino.

*** Il 1° Maggio ***

venerdì 1 maggio 2020

Il Primo Maggio, va commemorato per non dimenticare tutte quelle persone, che hanno lottato per ottenere condizioni di lavoro e di vita umane per tutti, e per difendere il proprio diritto al lavoro. La storie delle rivendicazioni operaie sono state molte, come per miglioramento e conservazione del posto, riduzione del tempo di lavoro, quello salariale e della salute. La prima rivendicazione è nata ben 165 anni fa, con l’Australia che aveva  coniato il moto “otto ore di lavoro, otto ore di svago, otto ore per dormire”, condiviso poi da tutto il movimento operaio, che fu allora la scintilla. Un altro episodio che ha ispirato la data nella quale attualmente in molti paesi del mondo, si celebra la “Festa del Lavoro”, il caso avviene negli Usa a Chicago il primo maggio 1886. Quel giorno era indetto uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti, con il quale gli operai rivendicavano migliorie e più umane condizioni di lavoro: a metà Ottocento anche 16 ore al giorno, la sicurezza non era contemplata e i morti sul lavoro erano cosa di tutti i giorni.

Oggi, noi stiamo vivendo un momento critico nel nostro paese, la Festa del Lavoro si carica soltanto di un significato simbolico, sarà un Primo Maggio inedito con tante incognite  e nessun festeggiamento nelle piazze, da sempre piene di giovani, lavoratori e bandiere.

Arborea

venerdì 1 maggio 2020

Arborea si trova in Sardegna nelle vicinanze di Oristano, e una zona molto estesa e molto paludosa, per le zanzare portatrici di malaria era ideale. Nel 1929 fu Mussolini ad incominciare a bonificare, per poi finire nel 1928, suddividendo in piccoli appezzamenti e assegnando un pezzo ad ogni famiglia bisognosa, chiamandola Mussolinia. Oggi la zona più ricca della
Sardegna tutta irrigata, e produce meloni, angurie, pomodori, fragole e qualsiasi tipo do ortaggi, grande produzione di latte e formaggi e tante altre cose.