Archivio della Categoria 'Storia'

” 2 Giugno 1946 “

giovedì 2 giugno 2022

Un po’ di storia della nostra ben amata Repubblica Italiana.

Dopo 85 anni di Regno dei Savoia, dopo 22 anni di regime fascista e la fine della Seconda Guerra Mondiale, questo fu un momento di svolta per il nostro Paese. Fu la prima volta nella storia Italiana in cui si svolsero delle votazioni a suffragio universale, con il diritto di voto concesso a tutti i cittadini che abbiano raggiunto la maggiore età di 21 anni senza alcuna discriminazione di sesso, infatti, venne concesso per la prima volta il voto anche alle donne.

Il risultato della votazione con il 54% degli elettori scelse la Repubblica, dando vita all’Italia che conosciamo oggi.  12.718.641 italiani avevano votato a favore della Repubblica, 10.718.502 a favore della monarchia e 1.498.136 schede bianche, ed Enrico De Nicola venne nominato Primo Presidente della Repubblica Italiana.il

In concomitanza con la festa del 2 Giugno per l’Anniversario e non solo, ma anche in moltissime altre occasioni ci è reso più facile ascoltare questo Inno Nazionale, detto “Inno di Mameli”, ma che in realtà ora si chiama “CANTO DEGLI ITALIANI”.

Bisognerebbe far conosce re alle nuove generazioni questa storia tutta italiana, ricordando purtroppo anche le migliaia di ragazzi che hanno perso la vita affinchè noi potessimo avere tutto quello che oggi abbiamo, ma molto spesso non ci accorgiamo di avere.

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Pasqua (Breve riassunto)

giovedì 1 aprile 2021

La Pasqua è una delle festività più importanti (se non la più importante) della religione cristiana. In questa giornata celebra la Risurrezione di Gesù.

Questa festività non ha una data fissa come il Natale ma, per decisione della Chiesa, cade la domenica successiva alla prima luna piena dopo l’equinozio di primavera. Il giorno di Pasqua dunque dipende dalla luna e può essere fissata tra i mesi di marzo e aprile.

LA PASQUA CRISTIANA (CATTOLICA)

Per la religione cattolica invece, la Pasqua rappresenta il momento in cui Gesù sconfisse la Morte e divenne Redentore (quindi Salvatore) dell’umanità, liberandola dal Peccato originale di Adamo ed Eva.

Si tratta della festività più importante del Cristianesimo – anche più di Natale – e viene anticipata dalla Quaresima.

La Passione e la Resurrezione

Gesù era a sua volta ebreo e stava festeggiando proprio la Pasqua, la pesah, quando venne tradito da Giuda Iscariota, arrestato e mandato a morire sulla croce. I sacerdoti del Sinedrio, la massima autorità del popolo giudeo, accusavano infatti Gesù di essersi paragonato a Dio, e ciò era un reato punibile con la morte.

Il Prefetto romano Ponzio Pilato avrebbe potuto salvarlo ma “se ne lavò le mani” (espressione divenuta proverbiale) e la folla fu libera di metterlo in croce al termine di un lungo cammino di sofferenza  – chiamato “Passione” perché fu un momento in cui Gesù patì indicibili dolori- dove il figlio di Maria fu deriso, frustato e costretto a portare la grossa croce di legno nel luogo dove poi sarebbe stato ucciso.

Il venerdì del periodo di Pasqua (che diverrà il Venerdì Santo) Gesù morì a soli 33 anni.

Vorrei fare tanti Auguri a tutti gli amici del gruppo Blog di una felice e serena Pasqua e offrire un pezzo dell’uovo di cioccolata…

*** BREVE STORIA DEL PARCO DELLA MANDRIA ***

lunedì 7 settembre 2020

Con i suoi 3124 ettari, il Parco rappresenta un’ambiente recintato con prati  e boschi tutelati più grande d’Europa, in cui vivono liberamente nei suoi prati e foreste numerose specie di animali selvatici e domestici.

Grazie al suo lungo muro di cinta di 30 km, fatto costruire a metà del 800 da re Vittorio Emanuele II, è il più grande parco cintato d’Europa. Muro fatto costruire per proteggere gli appartamenti  reali del Castello della Mandria, voluti dal re per viverci con la sua seconda famiglia creata con la moglie morganatica Rosa Vercellana, detta “Bela Rosin”, ed è servito di fatto per proteggere anche uno dei lembi sopravvissuti della foresta che un tempo copriva l’intera Pianura Padana.

Alla morte del re Vittorio Emanuele II, i Medici del Vascello nel 1882 divennero proprietari della tenuta, consentendo di mantenere integre tutte le sue caratteristiche sino ai giorni nostri. A metà del secolo scorso, in questa tenuta vivevano oltre 900 persone ed erano presenti due chiese, due scuole, un teatro, ed addiritura una piccola piscina per ragazzi.

Nel 1976 la tenuta venne in parte venduta alla Regione Piemonte, suddividendo il territorio in due grandi aree, il preparco di 3446 ettari fuori dalle mura con finalità di accordo tra regime d’uso e tutela con l’area circostante e l’attuale area attrezzata vero nucleo del parco di 3124 ettari con finalità di tutela del patrimonio naturalistico e culturale, nella quale sono collocate anche le attrezzature per il tempo libero.

*** CAPPELLA SACRA SINDONE ***

venerdì 14 agosto 2020

Un po’ di storia di questa Cappella Sindone. Il progetto iniziale fu affidato a due architetti molto conosciuti in quel periodo: Carlo Castellamonte e Antonio Vitozzi, entrambi importanti per quel rinnovamento che caratterizzava  l’intera città, dato  che dal 1563 Torino divenne anche la capitale  del Ducato di Savoia. Iniziati i lavori, ma si interruppero poi per quasi mezzo secolo fino al 1620. Quando il progetto venne poi affidato  allo scultore Bernardino Quadri, bravo artista ma non esperto ingegnere, dato che la struttura doveva sostenere una grandissima cupola, e dato la grande importanza alla Sacra Sindone i Reali desideravano una cupola molto alta in modo da esprimere la sacralità del luogo che l’avrebbe custodita, e per questo caso si discusse molto e i lavori vennero nuovamente sospesi.

Ancora per proseguire questo importante compito, i lavori vennero poi affidati all’architetto Guarino Guarini, molte difficoltà che il Guarini dovette affrontare, ma non modificò la planimetria preesistente, lui voleva lasciare un suo segno introducendo delle innovazioni, ogni livello verso l’alto doveva essere differente dal precedente creando così un’articolata complessità di forme e archi. Nonostante la forte  perplessità dei Reali, lui senza esitare continuò con la sua idea, introducendo dodici costoni intersecati con archi, creando impressionanti giochi di luce che facevano apparire la cupola più alta e maestosa. I maggiori esponenti artistici dell’epoca pensavano che l’innovativa costruzione era alquanto bizzarra ma meravigliosamente strana. La Cappella fu ultimata  nel 1680 con una messa  celebrata dallo stesso Guarini (era anche un sacerdote), che suggerì: “di non adagiarsi nelle certezze ma di avventurarsi lungo cammini inesplorati”.

La Cappella della Sacra Sindone venne chiusa nel 1990, in seguito alla caduta di un cornicione, a lavori iniziati per il restauro, nella notte del 11 aprile 1990, la Cappella fu interessata da un grande incendio che danneggiò tutta la struttura rendendo necessario un progetto di restauro che durò ben 28 anni.

Questa Cappella della Sacra Sindone di Torino è stata insignita nel 1997 come – Patrimonio Mondiale UNESCO – E’ un capolavoro dell’architetto Guarino Guarini, nonché uno dei monumenti più importanti del capoluogo piemontese.

*** BOGIANEN ***

domenica 7 giugno 2020

“BOGIANEN” parola dialettale piemontese, che corrisponde letteralmente a “Non ti muovere”, si pronuncia “bugianen”.

Come nacque l’espressione che descrive bogianen” i piemontesi ?

L’ironico appellativo dei piemontesi così definiti “bogianen”, ha una precisa motivazione storica. Per iniziare viene ricordato, che nel 1740 in seguito all’ascesa al trono di Maria Teresa d’Austria, i grandi stati europei si dividono in due schieramenti a favore e contro alla nuova Sovrana. Ma per chiarire il proseguo della storia si arriva all’anno 1747.

Durante una combattuta battaglia contro le truppe francesi, svolta a 2500 metri sull’Assietta (tra la Val Chisone e Val di Susa), l’agguerrito esercito sabaudo respinse sconfiggendo i francesi senza arretrare nemmeno di un passo. Frutto del comandante Generale Cacherano di Bricherasio, che per tranquillizzare i propri superiori sulla tenuta delle sue truppe, pare che abbia detto: Stè tranquij, da sì noi bogiuma pì nen, che tradotto dal dialetto significa: Da qui nessuno si muove.

Da allora il termine “bogianen” entrò nel linguaggio comune per descrivere il carattere dei piemontesi,  sottolineando purtroppo, che questo termine sia poi stato spesso utilizzato soltanto  per indicare una persona dal comportamento passivo e indolente. Maleducatamente degradando così, tutta quella seria nobiltà e pacatezza piemontese usata con cura assieme alla prudenza, piemontesi fermi e determinati nelle loro decisioni, orgogliosi delle proprie origini e tenaci fino all’estremo, così come si propone anche nella vita quotidiana davanti alla tante difficoltà, forse appaiono testoni, ma che non arretrano nemmeno di un centimetro.

*** Campania Taurini ***

sabato 23 maggio 2020

Un po’ di visione storica del nostro quartiere.

Col termine “Campania Taurini”, anticamente si intendeva tutto il territorio rurale a occidente della città.   Da frammenti storici risalenti al XIV secolo, si ha la notizia di un modesto ‘capitello votivo’ raffigurante la Madonna, che in seguito questo quartiere prese il nome di “Madonna di Campagna”. Nel 1567 i primi frati Cappuccini costruirono la prima chiesa. Questa chiesa fu poi bombardata l’8 dicembre 1942 da una incursione aerea, riducendola in un cumulo di macerie pur rimanendo in piedi soltanto lo snello campanile, sessantaquattro furono le vittime. La nuova chiesa fu ricostruita poi nel 1949.

Un po’ di storia: Nel 1706 in occasione dell’assedio di Torino, in una vasta area a nord della Dora si svolsero molteplici scontri contro le truppe ispano-francesi (in particolare presso le borgate Lucento, Madonna di Campagna, Vittoria), con episodi che ebbero il culmine nella battaglia del 7 settembre dello stesso anno, dalla quale gli austro-piemontesi emersero vincenti.

Nei secoli seguenti, la borgata andò crescendo con l’apertura di strade e della ferrovia verso Venaria Reale (1884), dagli accessi stradali provenienti da un cascina (poi abbattuta per costruire la Ferriere FIAT/Vitali), ora Parco Dora. E da qui si svilupparono nuove attività industriali, tra il XIX e il XX secolo diedero un gran avvio, in particolare con le famose acciaierie e le Ferriere Vitali e Ansaldo Fiat di Via Borgaro, la Michelin e altre fabbriche del l’indotto. A tutto questo, diedero un gran impulso demografico al quartiere con l’incremento di agglomerati e di nuovi servizi, fenomeno che proseguì anche nei decenni successivi.

La ”Spina 3″, nel progetto di ammodernamento del passante ferroviario di Torino e delle zone limitrofe (la cosiddetta Spina Reale) è una vasta area della Exzona industriale del quartiere  di recente riconversione e di sviluppo urbanistico. L’intervento più significativo per impatto architettonico a valenza sociale è sicuramente la chiesa del Sacro Volto e nuova sede della Curia di Torino di Via Borgaro. Da rilevare anche il recupero delle exferrriereFiat e l’area ora è adibita a parco (Parco Dora), le strutture portanti degli stabilimenti sono state recuperate  a memoria del passato industriale.

*** VILLAGGIO LEUMANN ***

mercoledì 13 maggio 2020

Un villaggio da fiaba alle porte di Torino

L’origine del villaggio risale al 1875, quando gli imprenditori svizzeri LEUMANN trasferirono nel territorio di Collegno la loro attività tessile del cottone, avviata intorno alla metà del secolo a Voghera.  L’esigenza di utilizzare le esperte maestranze già alle proprie dipendenze indusse alla costruzione di un complesso abitativo attorno allo stabilimento, gli esiti di una  progettazione approdarono per una realizzazione di numerose casette a due pian i fuori terra, una palazzina per gli impiegati e un convito per le operaie, affiancati da edifici di utilizzo collettivo, come bagni, la scuola elementare e l’ufficio postale. Casette ispirate al modello dello chalet di importazione svizzero-tedesco adottato nel primo nucleo, sono approntate a un sobrio gioco floreale, a cui si contrappone la fantasia in sintesi di stile liberty e dal revival neoromanico  della chiesa dedicata a Sant’Elisabetta. Come attesta la presenza di tali servizi, la borgata fu concepita quale comunità produttiva autonoma, dotata di iniziative protese a disciplinare la classe operaia e favorirne un miglioramento delle condizioni di vita, all’insegna di un organico che pone il “Villaggio Leumann” fra le più interessanti esperienze germinate nel settore, insieme a quel insediamento particolare dell’epoca.

La singolarità del patrimonio edilizio conservato e del programma che vi era correlato rendono l’area uno dei principali siti dell’Ecomuseo della cultura materiale della Provincia di Torino.

*** Il 1° Maggio ***

venerdì 1 maggio 2020

Il Primo Maggio, va commemorato per non dimenticare tutte quelle persone, che hanno lottato per ottenere condizioni di lavoro e di vita umane per tutti, e per difendere il proprio diritto al lavoro. La storie delle rivendicazioni operaie sono state molte, come per miglioramento e conservazione del posto, riduzione del tempo di lavoro, quello salariale e della salute. La prima rivendicazione è nata ben 165 anni fa, con l’Australia che aveva  coniato il moto “otto ore di lavoro, otto ore di svago, otto ore per dormire”, condiviso poi da tutto il movimento operaio, che fu allora la scintilla. Un altro episodio che ha ispirato la data nella quale attualmente in molti paesi del mondo, si celebra la “Festa del Lavoro”, il caso avviene negli Usa a Chicago il primo maggio 1886. Quel giorno era indetto uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti, con il quale gli operai rivendicavano migliorie e più umane condizioni di lavoro: a metà Ottocento anche 16 ore al giorno, la sicurezza non era contemplata e i morti sul lavoro erano cosa di tutti i giorni.

Oggi, noi stiamo vivendo un momento critico nel nostro paese, la Festa del Lavoro si carica soltanto di un significato simbolico, sarà un Primo Maggio inedito con tante incognite  e nessun festeggiamento nelle piazze, da sempre piene di giovani, lavoratori e bandiere.

*** MUSEO CIVICO PIETRO MICCA ***

mercoledì 29 aprile 2020

Un gioiello tutto da scoprire, dedicato all’uomo che salvò Torino.

Questo museo è stato istituito nel 1961, in occasione del centenario dell’Unità d’Italia. Nobile museo che ricorda l’Assedio di Torino del 1706, raccoglie cimeli, vari documenti e distinte rappresentazioni storiche dell’avvenimento, con una sessione del sistema di vie sotterranee aperte al pubblico, offrendo la possibilità di visitare le stesse gallerie di contromina e cunicoli, che hanno giocato il ruolo strategico fondamentale durante l’assedio. L’intero museo è situato su quella che rimane dell’antica cittadella fortificata, resta solo il “Mastio” che funge da sede del museo storico nazionale della Artiglieria.

E’ bene fare un passo indietro nel tempo per avere un punto storico, anche per conoscere colui che salvò Torino  e il Ducato dei Savoia dall’assedio dei franco-spagnoli. Si ricorda che tra il 1705 ed il 1706, le truppe francesi, avevano messo tutta la città di Torino sotto assedio con 45mila soldati. Tutto faceva presagire a una imminente vittoria degli invasori  con una sferrata battaglia che avrebbe potuto avvenire  da un momento all’altro. Il che avrebbe cambiato fortemente anche la storia di Torino. La vittoria tuttavia fu tolta dalla mani dei francesi, grazie al gesto eroico di un minatore dell’armata sabauda, un audace giovane biellese storicamente  di nome Pietro Micca, che nel trambusto dello scontro perse la sua vita, ma salvando nello stesso tempo quella dei suoi compagni, tutto era avvenuto nella premurosa fretta di quel istante, lui gravò su una mina facendola esplodere bloccando nello stesso tempo le truppe francesi, che stavano sfondando il portone d’ingresso alle gallerie sotterranee. Con il suo infausto gesto era valso a cambiare le sorti della battaglia sconfiggendo questo nemico invasore.

- IL DITO DI COLOMBO -

mercoledì 22 aprile 2020

Chi lo sa quando riprenderemo quella bella libertà che avevamo, che l’abbiamo totalmente persa qualche mese fa, causa dall’episodio grave della mala/pandemia, arrivata velocemente in forma molto preoccupante e che in breve tempo ha invaso tutto il mondo. Quando questa libertà ci verrà restituita (speriamo al più presto) ritorneremo ad uscire dalle nostre case senza problemi, ricominceremo con la solita o nuova vita? Saranno nuovamente quelli che andranno al lavoro o in cerca, quelli che dovranno sbrigare le loro faccende, tanti andranno  a godersi il tempo libero, passeggiando anche liberamente per la città in cerca di qualcosa di nuovo. Per coloro che vogliono scoprire anche una piccola curiosità, devono andare sotto i portici lato sud/est di Piazza Castello, nel tratto che precede l’ingresso della Prefettura e prestare dell’attenzione, che a un certo punto possono trovare una lapide incastonata nel muro con un medaglione di bronzo, avendo un altorilievo raffigurante il Cristoforo Colombo, nell’atto di misurare un mappamondo con un compasso e sullo sfondo una caravella. Questa lapide è a ricordo degli Italiani emigrati in America Latina, a coloro che parteciparono come volontari alla Prima Guerra Mondiale.  Quest’opera a ricordo, è dello scultore Dino Somà.

E qui entriamo in campo con la solita leggenda del medaglione; (Che strofinando il dito di Colombo porti tanta fortuna). Difficile resistere alla tentazione di toccarlo, sperando come sempre alla fortuna.  E un po’ come pestare gli attributi del Torello di Piazza S.Carlo. questo gesto è diventato oggi, una vera e propria tradizione della Città di Torino. E’ per lo stesso motivo che questo dito mignolo della mano , appare molto lucido rispetto al resto dell’opera. Sono soprattutto gli studenti universitari e non, che sperano in questo, sia un buon aiuto per superare gli esami col massimo dei voti.

Sebbene, che tutti sappiamo dell’esistenza di alcuni portafortuna sparsi sulla nostra città. E’ un po’ meno conosciuta invece, la famosa e vecchia storia che gira attorno al dito mignolo della mano del navigatore Colombo, che scoprì l’America assistito dalla Dea Fortuna, mentre stava cercando  di scoprire l’India.