Ho ricevuto tramite mail da un amico assai spiritoso, ma a volte un po’ infantilmente laidarello, un articoletto che riguarda la figura dell’Assessore comunale Dell’Utri, coordinatore e garbato intrattenitore dei festeggiamenti, avvenuti questo mese, delle coppie torinesi che hanno raggiunto i fatidici 50 anni di reclusione coatta, pardon intendevo dire: matrimonio.
Poiché, salute permettendo, anch’io e la mia arcinota paziente compagna di sventura dovremmo partecipare alla prossima sessione, che dovrebbe avvenire a fine anno, leggendo lo spassoso (ma poi neanche troppo) articoletto, con mio (ahimè!) inaspettato disappunto, sono costretto a ridurre l’evento che sancisce qualcosa come 18.250 giorni, pari a 438.000 ore, di resistenza matrimoniale ad un banale e inverecondo incontro senza poesia, emozioni e lacrimucce d’ordinanza, vista la cronaca emersa leggendo appunto l’articoletto che andrò più sotto ad illustrare.
Poiché l’amico Vemo con la sua adorata Lucilla hanno avuto modo di sperimentare questi festeggiamenti sarà, in questa occasione, testimone/critico di quanto descritto nell’articolo, e se la cronaca non risultasse veritiera sarà mio compito stigmatizzare il giornalista reo con replica scritta, direttamente al sito su cui compare (www.lospiffero.com). Tradotto terra terra: non si dovrebbero gabellare i “vecchietti” con la scusa dei festeggiamenti dei loro traguardi cinquantennali con un subliminale plagio a fini propagandistici “pro domo propria” e indurli a votare chi con tanta signorile e subdola grazia ha condotto la cerimonia.
L’assessore Dell’Utri maestro di cerimonie per nozze d’oro e d’argento.
Con un occhio spudoratamente elettorale – Giovedì 25 febbraio 2010
Quando, giovanissimo, divenne assessore riuscì in poco tempo a conquistare la fiducia dei suoi colleghi di giunta con la sua aria da bravo ragazzo che sembrava aver trovato con il suo fare semplice una strada praticabile per combattere l’anti-politica e riuscire a ridare credibilità ai partiti. Invece Michele Dell’Utri fedelissimo del leader dei Moderati Mimmo Portas, nato in casa azzurra (Forza Italia) e da adulto diventato fiancheggiatore del Pd, dietro la sua immagine giovanilistica nasconde un distillato dei più originali vizi della Prima Repubblica. Proprio lui, che per prendere le distanze dal suo più celebre omonimo, ha scelto come slogan della campagna elettorale “Non sono parente” (intesa di quell’infrequentabile Marcello, uomo nero del berlusconismo).
Frequentando gli uffici del potere comunale il giovane Michele ha messo a punto una serie di abitudini che sono parenti strette di uno dei peggiori difetti della partitocrazia: si è specializzato nell’uso delle istituzioni a fini preferenziali.
È successo che il nostro paladino degli orfani (intesi come senza parenti) sia in questi giorni impegnato nella difficile gara per la conquista di un seggio in Regione e lo sia mantenendo appieno la funzione di assessore ai Servizi civici (demografia, anagrafe, toponomastica). Quindi, forte del suo ruolo, ha pensato bene di rinverdire diciamo in modo un po’ disinvolto la vecchia tradizione del Comune di Torino di organizzare piccoli festeggiamenti per i coniugi che celebrano le nozze d’oro. Per carità, poca (e benemerita) roba: un rinfresco, due foto ricordo con l’assessore in fascia tricolore, una pergamena.
In un anno a Torino celebrano i 50 anni di matrimonio circa 1.700-1.800 coppie e il numero deve essere moltiplicato se al conto si aggiungono le nozze d’argento, a cui si è prontamente allargato. Fatti i conti alla carlona si tratta di un bel gruzzoletto elettorale.
Ed ecco allora che a Dell’Utri alla ricerca di preferenze non è parso vero di poter fare tanti piccoli omaggi (l’ultimo un librettino storico) ovviamente pagati dalle casse comunali per festeggiare le coppie d’oro e d’argento sperando in questo modo di conquistare riconoscenza elettorale.
Ma non tutti i mali vengono per nuocere. Lasciamo stare i toni di denuncia di questo ennesimo, spudorato, modo di interpretare il dovere di amministratore pubblico e guardiamo questa vicenda nel suo lato positivo. Quale? A Torino abbiamo finalmente trovato l’erede di Beppe Lodi il mai dimenticato assessore comunale maestro indiscusso di campagne elettorali